I cinque più grandi rimpianti di chi muore

I cinque più grandi rimpianti di chi muore

Ci stiamo avvicinando al Natale e come ogni anno, tradizione vuole, sarà un momento di unione e gioia familiare.Ma è proprio vero? Esiste ancora questo caldo clima natalizio?  Purtroppo sembra che siamo una società dove l’ego e la solitudine hanno il sopravvento. Divorzi, litigi, fallimenti, considerati piccole morti sono in crescita, e i momenti di unione familiare iniziano  a essere attimi  di tensione…

E poi c’è chi durante queste feste deve affrontare gravi morti: la perdita di  un familiare, di un padre, una madre, un nonno, un amico; la morte non prende ferie, arriva sempre al momento giusto e..a volte a Natale.Ci sono diversi amici che in questo periodo stanno affrontando piccole e grandi morti e  a loro dedico questo articolo.

“Alla fine tutto si riduce all’amore e alle relazioni.

Tutto sommato è ciò che resta nelle settimane finali: l’amore e le relazioni.”

Bronnie Ware è un’infermiera australiana che ha trascorso diversi anni in un reparto di cure palliative, occupandosi di pazienti con appena tre mesi di vita davanti. Ha registrato le confessioni in punto di morte in un blog chiamato Inspiration and Chai, che ha ricevuto così tanti contatti da spingerla a riportare le sue osservazioni in un libro intitolato: “I cinque principali rimpianti del morente”, dove racconta dell’impressionante chiarezza di visione che le persone manifestano alla fine della loro vita e di come sia possibile che anche noi impariamo dalle loro consapevolezze. “Quando vengono interpellati a proposito dei propri rimpianti o di quello che avrebbero voluto fare in modo diverso” – dice Ware – “ci sono temi comuni che ritornano”.
Eccoli.
1. Avrei voluto avere il coraggio di vivere la vita che volevo, non quella che gli altri si aspettavano che vivessi.
Questo è il più comune rimpianto per tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e guardano al passato con maggiore chiarezza, è facile che vedano quanti dei loro sogni non si sono realizzati. Molte persone non hanno onorato neanche la metà dei desideri che avevano e devono morire sapendo che questo è dipeso dalle scelte che hanno fatto o non fatto. La salute offre una libertà di cui pochissimi si rendono conto, finché non la perdono.
2. Avrei voluto lavorare meno duramente.
Questo rimpianto appartiene soprattutto ai pazienti maschi di cui mi sono presa cura. A causa dell’eccesso di lavoro hanno perso l’infanzia dei figli e goduto poco della compagnia dei partner. Qualche donna a volte parla di questo rammarico, ma come spesso capitava nelle generazioni precedenti, molte di loro non erano capifamiglia su cui si reggeva l’economia familiare. Tutti gli uomini di cui mi sono presa cura rimpiangevano profondamente di aver speso così tanto tempo delle loro vite lavorando come criceti nella ruota.
3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.
Molte persone soffocano quello che sentono per amor di pace, per evitare conflitti. Il risultato è che vivono un’esistenza fatta di mediocrità e non diventano mai quello che avrebbero potuto essere davvero. Tanti di loro sviluppano relazioni malate a causa dell’amarezza e del risentimento che si portano appresso.
4. Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici.
Spesso queste persone non realizzavano veramente il vantaggio di avere un vecchio amico fino a quando non giungevano alle loro ultime settimane di vite e non era più possibile rintracciarne qualcuno. Molti si sono fatti prendere così tanto dalle loro vite da lasciar perdere amicizie preziose lungo gli anni. È un profondo rimpianto quello di non aver dedicato agli amici il tempo che si meritavano. Tutti hanno nostalgia di un amico vero quando stanno morendo.
5. Avrei voluto permettere a me stesso di essere felice.
Questo è un rimpianto sorprendentemente comune. Molte persone non si rendono conto fino alla fine che la felicità è una scelta. Si adagiano dentro a vecchi schemi e abitudini finché il cosiddetto comfort del quotidiano sommerge le loro emozioni e anche le loro vite fisiche. La paura del cambiamento fa sì che spesso finiscano per fingere con sé stessi e con gli altri che tutto questo basti, che sia sufficiente; ma nel profondo continuano a desiderare una risata vera e un’ultima sciocchezza da fare ancora nella vita.

Negli ultimi anni mi è capitato di volare molto spesso, e sentendo che il numero di aerei caduti aumentava sempre di più, ho iniziato a pensare che forse un giorno anche il mio non sarebbe arrivato. Ogni volta che salivo, mentre l’aereo decollava mi chiedevo:

e se dovessi morire ora, che rimpianti avrei?

Ora ti chiedo: Se Dovessi morire ora
Qual è il tuo più grande rimpianto e cosa farai per sistemare le cose prima di morire?

La morte è un passaggio, tutti siamo destinati a morire.

Ma come stiamo vivendo?

Ricordarsi di morire è lo strumento più importante che abbiamo per fare le scelte della vita, , perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative, tutto l’orgoglio, tutti gli imbarazzanti timori di fallire – semplicemente spariscono all’idea della morte e resta solo ciò che e’ importante.

Ricordarsi che dobbiamo morire e’ il modo migliore per evitare di cadere nella trappola di pensare di avere qualcosa da perdere.

Come regalo per questo Natale, per voi stessi come essere umani, Vi chiedo di ONORARE LA VITA ogni giorno.

Siate grati per essere vivi e condividete il più possibile con le persone che amate.

 

Il nostro tempo e’ limitato, quindi non sprechiamolo vivendo la vita di qualcun altro e privando gli altri della nostra luce e bellezza.

 

Come vivi è una scelta. È la TUA vita. Scegli coscientemente, scegli saggiamente, scegli sinceramente. SCEGLI!



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