Quando ho incontrato per la prima volta gli 8 passi dello yoga, è stato come accendere una luce. In quelle parole antiche, così essenziali e profonde, ho sentito subito qualcosa risuonare dentro di me. Non erano solo concetti filosofici, ma una guida concreta per vivere meglio, con più consapevolezza, più presenza, più verità.
Come insegnante di yoga, nel tempo ho imparato a riconoscere quanto questi insegnamenti possano diventare parte viva della nostra esperienza quotidiana.
Gli otto passi sono diventati il mio riferimento, il mio sentiero. Mi accompagnano ogni giorno nella pratica, ma soprattutto nella vita: nelle relazioni, nelle scelte, nei momenti difficili.
Mi aiutano a ritrovare il centro, ad accogliere ciò che accade con meno giudizio e più fiducia. E mi ricordano che ogni respiro può essere un ritorno a casa: nella meditazione Yoga, nella respirazione yoga, nell’ascolto.
Per questo oggi voglio raccontarteli con parole semplici e sentite, così che anche tu possa usarli come strumenti di trasformazione – dolce, paziente e profonda – dentro e fuori dal tappetino.
Come sono nati gli 8 passi dello yoga secondo Patanjali
Circa 2.500 anni fa, il saggio indiano Patanjali raccolse in un unico testo – gli Yoga Sutra – gli insegnamenti fondamentali della filosofia yogica. Al centro della sua opera troviamo gli 8 passi dello yoga, un percorso interiore che guida chi pratica dallo stadio più esteriore, quello del comportamento e del corpo, fino all’esperienza più profonda di unità e consapevolezza.
In questa guida voglio accompagnarti, passo dopo passo, alla scoperta di questo sentiero millenario. Anche oggi, in un mondo veloce e pieno di stimoli, gli insegnamenti di Patanjali ci aiutano a ritrovare il contatto con la nostra essenza e a vivere con maggiore equilibrio e presenza.
Cosa sono gli 8 passi dello yoga
Gli otto passi (o rami, o ashtanga in sanscrito) rappresentano un’evoluzione graduale dell’essere umano, dall’azione nel mondo alla trasformazione interiore. Ogni passaggio prepara il successivo. Non è una scala rigida, ma un ciclo vivo che si intreccia con la nostra pratica quotidiana, dentro e fuori dal tappetino.
Ecco gli 8 passi dello yoga secondo Patanjali:
- Yama – Disciplina etica verso gli altri
- Niyama – Disciplina interiore
- Asana – Le posizioni del corpo
- Pranayama – Controllo del respiro e dell’energia vitale
- Pratyahara – Ritiro dei sensi
- Dharana – Concentrazione
- Dhyana – Meditazione
- Samadhi – Unione e beatitudine
Vediamoli uno per uno.
1. Yama – Il rispetto verso l’altro
Yama è il primo passo dello yoga e rappresenta le regole etiche che ci guidano nel nostro rapporto con gli altri. Vivere in armonia con il mondo esterno è il fondamento di ogni percorso interiore. I cinque Yama sono:
- Ahimsa – Non violenza (in pensieri, parole e azioni)
- Satya – Verità e sincerità
- Asteya – Non rubare
- Brahmacharya – Giusto uso dell’energia
- Aparigraha – Non attaccamento, non avidità
Questi principi ci invitano a coltivare gentilezza, onestà e sobrietà nel vivere quotidiano. Applicarli nella pratica e nella vita è già una forma di yoga.
2. Niyama – Il rapporto con noi stessi
Niyama è il secondo passo. Se Yama ci insegna a relazionarci con il mondo esterno, Niyama ci accompagna dentro di noi, indicandoci come prenderci cura della nostra interiorità. Comprende cinque atteggiamenti:
- Saucha – Pulizia (esteriore e interiore)
- Santosha – Contentezza, gratitudine
- Tapas – Disciplina, impegno
- Svadhyaya – Studio di sé e dei testi sacri
- Ishvarapranidhana – Affidarsi a qualcosa di più grande
Questi precetti nutrono il nostro carattere e ci aiutano a vivere con presenza, accettazione e fiducia nel cammino.
3. Asana – La postura che stabilizza
Quando pensiamo allo yoga, spesso pensiamo alle asana, le posizioni fisiche. Eppure, nella visione di Patanjali, le asana sono solo uno degli otto rami. L’obiettivo non è la performance, ma la stabilità del corpo e della mente.
Tradizionalmente, la pratica degli asana arrivava solo dopo aver integrato Yama e Niyama, perché il corpo diventa il contenitore per il silenzio e la concentrazione. Un corpo stabile, forte e centrato favorisce l’attenzione, la calma e il respiro profondo.
4. Pranayama – Il respiro consapevole
Con il corpo pronto, possiamo avvicinarci al pranayama, il controllo consapevole del respiro. “Prana” significa energia vitale. Attraverso tecniche respiratorie specifiche, impariamo a guidare il flusso dell’energia nel corpo.
Il pranayama ha un doppio effetto: da una parte stimola o calma il sistema nervoso, dall’altra apre la porta alla pratica interiore. È una soglia delicata che ci insegna a regolare l’energia per prepararci alla meditazione.
5. Pratyahara – Il ritiro dei sensi
Viviamo immersi in stimoli. Odori, suoni, immagini e pensieri ci distraggono continuamente. Con pratyahara iniziamo a ritirare l’attenzione dai sensi per rivolgerla all’interno.
Non si tratta di spegnere i sensi, ma di scegliere consapevolmente dove porre il nostro focus. È il momento in cui la mente si raccoglie, lo sguardo si volta verso l’interno, e possiamo prepararci alla vera concentrazione.
6. Dharana – La concentrazione focalizzata
Dharana è la capacità di mantenere l’attenzione su un unico punto: un mantra, il respiro, una sensazione interiore. È una pratica di presenza profonda, che ci permette di allenare la mente a rimanere ferma, chiara, stabile.
Con dharana inizia davvero la dimensione meditativa. La mente, non più dispersa, diventa uno strumento preciso per accedere agli spazi più sottili della coscienza.
7. Dhyana – La meditazione
Quando la concentrazione diventa continua, senza sforzo, nasce dhyana, la meditazione. È uno stato di ascolto e presenza in cui l’osservatore si fonde con l’oggetto osservato. Non è più un fare, ma un essere.
La meditazione non si forza. È il frutto di tutto il percorso precedente. Non c’è bisogno di “sentirsi bravi”, ma solo di essere disposti a rimanere in ascolto. È qui che si sviluppa una visione più profonda di sé e del mondo.
8. Samadhi – La beatitudine dell’unione
Samadhi è l’ultimo dei passi dello yoga. È uno stato di unione totale, di pace profonda, di connessione con il divino – qualunque cosa significhi per ognuno di noi.
In questo stadio, la mente si placa del tutto e resta solo la consapevolezza pura. Non è qualcosa che possiamo ottenere con la forza di volontà: è un dono che può arrivare nella pratica costante, quando tutte le illusioni cadono e rimane solo ciò che è.
Esistono diversi livelli di samadhi, ma anche un solo attimo di questo stato può trasformare radicalmente il nostro modo di vivere.
Vivere gli 8 passi oggi
Se un tempo gli yogi praticavano in isolamento, oggi viviamo immersi nel mondo. Eppure, proprio nella complessità della vita quotidiana, questi otto passi possono diventare una bussola preziosa.
Non serve ritirarsi in un ashram: anche fare la spesa, ascoltare un amico, camminare nella natura possono essere atti yogici, se vissuti con consapevolezza e presenza.
Allenarsi alla gentilezza, alla disciplina, alla meditazione è più difficile quando si è tra le persone. Ma è anche più vero. Perché la vita è relazione, e la pratica più profonda è proprio qui: stare e crescere insieme.
Vuoi approfondire la pratica?
Se desideri avvicinarti a questi insegnamenti nella vita di tutti i giorni, puoi partecipare ai miei corsi di yoga a Como o iniziare il corso online di yoga , pensato per accompagnarti nel corpo e nella mente, con pratiche accessibili e profonde.
Ti guiderò con cura e rispetto, passo dopo passo.
Fammi sapere se questo viaggio attraverso gli 8 passi dello yoga ti ha ispirato.
Scrivimi, se vuoi condividere la tua esperienza o ricevere consigli su come iniziare.
Con affetto
Stefania

